sabato 24 dicembre 2011
Fabrizio de André - Leggenda di Natale
mercoledì 14 dicembre 2011
domenica 4 dicembre 2011
"La sicurezza del potere si fonda sulla insicurezza dei cittadini"
« Forse tutta l'Italia va diventando Sicilia... A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso il nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno... La linea della palma... Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato... E sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l'Italia, ed è già, oltre Roma... » | |
(Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, 1961) |
lunedì 21 novembre 2011
mercoledì 16 novembre 2011
mercoledì 26 ottobre 2011
Un normale personaggio pubblico penserebbe al ritiro, magari in un monastero.
Ma Berlusconi, che sembra Cetto La Qualunque, è riuscito finora a sopravvivere ad altri sette scandali sessuali. Povera Italia.
[The Economist, 20 gennaio 2011]
“Lo dico soprattutto ai più giovani: siate critici, siate inquieti, anche con Nichi Vendola"
martedì 18 ottobre 2011
sabato 15 ottobre 2011
venerdì 14 ottobre 2011
sabato 1 ottobre 2011
Il paradosso del nostro tempo nella storia
Il paradosso del nostro tempo nella storia
e che abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse,
autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.
Spendiamo di più, ma abbiamo meno, comperiamo di più, ma godiamo meno.
Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole, più comodità, ma meno tempo.
Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso, più conoscenza, ma meno giudizio,
più esperti, e ancor più problemi, più medicine, ma meno benessere.
Beviamo troppo, fumiamo troppo,
spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco,
guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo,
facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi,
vediamo troppa TV, e preghiamo di rado.
Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori.
Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso.
Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere.
Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.
Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo
ad attraversare il pianerottolo per incontrare un nuovo vicino di casa.
Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno.
Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori.
Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima.
Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi.
Scriviamo di più, ma impariamo meno.
Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno.
Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare.
Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni,
per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.
Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta,
grandi uomini e piccoli caratteri,
ricchi profitti e povere relazioni.
Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi,
case più belle ma famiglie distrutte.
Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta,
della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso,
e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal rallegrarti, al calmarti, all'ucciderti.
È un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina e niente in magazzino.
Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera,
e in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con altri, o di cancellarle.
giovedì 29 settembre 2011
domenica 18 settembre 2011
mercoledì 3 agosto 2011
Di Pietro: “Berlusconi, lei è un problema per l’Italia intera!”
martedì 19 luglio 2011
Quando ricevo lo stipendio, faccio l'esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato.
« L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E NO! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati. » | |
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lunedì 18 luglio 2011
domenica 10 luglio 2011
mercoledì 6 luglio 2011
Rolling Stone su De Andrè: "Ma basta con la beatificazione"
L'autorevole rivista di musica rimette in discussione la figura del musicista genovese: "La leggenda del cantante-santo non gli sarebbe piaciuta neppure a lui". La moglie, Dori Ghezzi, scherzando dice: "Era sicuramente più cazzaro che santo"
"La leggenda del santo cantautore non sarebbe piaciuta nemmeno a lui". Eppure, dopo la sua morte, avvenuta nel '99, ciò di cui Fabrizio De Andrè è stato fatto oggetto è una "beatificazione a senso unico. Che riscrive la storia, pure. Perchè lui, in realtà, fu assai più ambiguo e confuso, culturalmente, di come lo tramandano i suoi cantori postumi". Lo scrive la rivista 'Rolling Stone' che, dedicandogli la copertina, ricostruisce storicamente i tempi in cui ha vissuto Fabrizio De Andrè e analizza come lo trattarono i media del tempo, riflette su come la "tv della canonizzazione" abbia trasformato De Andrè post mortem e fotografa la villa in in Sardegna dove fu rapito nel 1979.
'Rolling Stone' incontra i protagonisti che hanno vissuto a fianco di De Andrè: Paolo Villaggio, Mauro Pagani, Massimo Bubola e naturalmente la moglie, Dori Ghezzi, che scherzando dice: "Era sicuramente più cazzaro che santo". Ed è la stessa Dori a raccontare: "Oggi sono l'archivio storico di un fatto culturale e musicale importante che non appartiene direttamente a me. E a volte sento un senso di rigetto per questo ruolo, non mi sento portata. Più che fare la testimonial, amo occuparmi di progetti concreti, far nascere delle cose. Se mi presto è perchè mi rendo conto che mi tocca, e che questo porta a realizzare cose buone. Ma vorrei defilarmi".
Alla domanda su cosa gli rimproverasse, Dori Ghezzi precisa: "Cosa gli perdonavo, vorrai dire! Il farsi del male. Non faceva male agli altri, ne faceva a se stesso. Specie quando beveva troppo. Aveva momenti di rabbia non controllata perchè non era più lui. Dopo vari tentativi di smettere, ricevette la spinta decisiva dal padre, che glielo chiese dal letto di morte. A volte vorrei che gli avesse anche chiesto di smettere di fumare".